Quando è Fanpage a fare le inchieste

Partiamo da qui.
Bloody Money è l'inchiesta condotta dal quotidiano online Fanpage che fa luce sul traffico illecito di rifiuti e il suo intreccio con la politica. Un tema caldo, affrontato, negli anni, da numerose testate giornalistiche, dibattuto nei programmi televisivi e ripreso anche da recenti film e serie tv.
L'inchiesta di Fanpage si inserisce in questo panorama giornalistico ma fa qualcosa in più. Racconta, approfondisce ma soprattutto mette una telecamera nascosta addosso a un ex boss. Il resto è storia del giornalismo italiano, un'inchiesta dettagliata che invitiamo alla lettura estesa direttamente alla pagina del quotidiano dove è possibile risalire a tutte le "puntate" di Bloody Money e anche al pregresso (si parte infatti da agosto 2017).


Cosa succede dopo?
Da un punto di vista politico è bufera, divisioni di partito e (pseudo) ammissioni di colpe, dichiarazioni di distanza e... vediamo nei prossimi giorni cosa altro accadrà.
Tuttavia, tra gli indagati di questa inchiesta vi sono anche Francesco Piccinini, direttore di Fanpage, e Sacha Biazzo, videoreporter e autore dell’inchiesta i quali, all'agenzia stampa Adnkronos dichiarano quanto di seguito:
"Abbiamo messo una telecamera addosso a un ex boss dei rifiuti mandandolo in giro per l’Italia a incontrare industriali e politici per prendere accordi in cambio di tangenti. Noi abbiamo fatto questo nell'ambito di un’inchiesta giornalistica. È chiaro che non abbiamo smaltito rifiuti né preso soldi".
E ancora:
"Tutto questo è assurdo, abbiamo messo a repentaglio la nostra incolumità per questa inchiesta e ora ci ritroviamo indagati".

L'inchiesta di Fanpage è giornalismo? 


Il lavoro giornalistico di Fanpage ha portato all'apertura di un'inchiesta da parte della procura e all'intervento della magistratura. Credo che possa bastare questo come risposta alla domanda. Ma forse non è ancora sufficiente. Quindi facciamo parlare i numeri riportando il tweet di ieri di Marco Valerio Lo Prete:

Un'osservazione acuta arriva anche da Giulio Cavalli che in un suo recente articolo scrive:
La Procura apre un'inchiesta giudiziaria sull'inchiesta giornalistica. Anzi, a ben vedere la Procura "brucia" l'inchiesta giornalistica facendo uscire i nomi prima che Fanpage rendesse pubblico il proprio lavoro. Ma questo ci sta, per carità, se i magistrati hanno ritenuto necessario intervenire d’urgenza. Però c’è un però: la Procura non aveva idea di cosa stesse succedendo nel ciclo dei rifiuti in Campania ma è stata informata dal direttore di Fanpage, Francesco Piccinini, che ha deciso già da tempo di informare la Procura. È un dato importante: se sentite dire in giro che "i giornalisti hanno rovinato le indagini" sappiate che senza i giornalisti quelle indagini non esisterebbero nemmeno, per dire.
L'inchiesta di Fanpage è giornalismo di alta qualità, giornalismo che non guarda alle logiche degli algoritmi, che verifica le fonti e che si tiene distante da metriche sociali e politiche. Come afferma Lorenzo Mosciatti:
Uno degli aspetti interessanti di questa vicenda è proprio il fatto che a fare informazione “scomoda” questa volta non sia uno dei più blasonati quotidiani cartacei del paese, ma una testata nata sul web e divenuta famosa anche per la sua capacità di diventare la più letta sul social network per eccellenza, Facebook.

Il contenuto e non il contenitore

Non è meglio guardare al contenuto e non al contenitore? Non è forse vero che "la notizia è quella cosa che qualcuno, da qualche parte, non vuole sia pubblicata. Tutto il resto è pubblicità"? Come si ha voluto ricordare Salvatore Dimaggio:



Per concludere. Horacio Verbitsky affermava che il giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto.

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