Student Services: film denuncia contro lo Stato francese

Tutto ha inizio nel 2008 in Francia dopo la pubblicazione di Mes Chères Études (I miei cari studi) uscito per l'editore Max Milo, scritto da una ragazza diciannovenne, che usa lo pseudonimo di  Laura D. Il romanzo è un'autobiografia, nel quale lei racconta la situazione che l'ha costretta a vendere il proprio corpo per pagarsi gli studi. 
Secondo alcune ricerche effettuate dal sindacato studentesco francese "SUD-Etudiant" nel 2006  sono circa 40.000 le ragazze francesi che hanno ricorso alla prostituzione per mantenersi gli studi e 225.000 ragazzi che si trovano in serie difficoltà economiche. 

Dall'autobiografia di Laura D., Mes Chères Études, è stato tratto un film-denuncia uscito nelle sale italiane da poche settimane e distribuito dalla Bolero con il titolo Student Services
Laura è iscritta al secondo anno di università, studia lingue straniere in una località vicino a Parigi, i suoi studi procedono nel migliore dei modi così come la sua vita sociale (convive con il suo fidanzato). I problemi però non tardano ad arrivare: la retta universitaria, l'affitto da pagare, le bollette, la mensa ogni settimana, i libri oltre alle spese giornaliere. Laura prova a fare qualche lavoretto part-time, come la centralinista, oltre ad informarsi sui suoi diritti per ricevere aiuti universitari. Nulla da fare. Agli occhi dello Stato, Laura non è abbastanza povera o in condizioni tali da poter usufruire degli aiuti universitari. L'unica soluzione che le viene offerta è denunciare i suoi genitori in quanto vengono meno i loro doveri. Laura prova a spiegare che suo padre è operaio e sua madre infermiera, hanno altri due figli piccoli e i soldi che possono passarle mensilmente vanno a ricoprire una piccola parte rispetto a quello di cui effettivamente ha bisogno. La risposta è una porta sbattuta in faccia. 

Laura si trova sola, non ha amici con i quali confrontarsi e non vuole aggravare la situazione economica dei suoi genitori, già abbastanza precaria. Il lavoro part-time come centralista copre una parte delle spese mensili (esattamente 400 euro). Laura prova quindi a parlare con il fidanzato dei suoi problemi finanziari, ma scopre di vivere con un ragazzo immaturo ed egoista, che pensa solo ai piaceri carnali e non vede il reale disagio che sta vivendo la sua ragazza. 
Usare il proprio corpo e cercare, tramite internet, clienti da soddisfare la notte: questa è la conclusione alla quale approda la ragazza dopo aver avuto un'accesa discussione con il suo fidanzato. Lui è a letto, si disinteressa di ciò che sta facendo Laura, lei tenta di non farsi scoprire e intanto legge gli annunci di uomini che cercano massaggiatrici e accompagnatrici. Risponde a Joe, cinquantenne, professore di ginnastica che ama le "tenerezze". 

Laura è titubante ma cerca di vincere i suoi timori e decide di incontrare Joe pochi giorni dopo: 250 in un'ora "solo" per spogliarsi davanti ad un uomo. Le sembra la svolta. Risponderà ad altri annunci, vedrà altri clienti, ma Joe resterà quello fisso, colui che sul quale può contare sempre. 
Intanto la sua vita sentimentale va in frantumi. Laura capisce di avere accanto a sé un ragazzo immaturo e lo lascia. Il destino le farà incontrare Benjamin al quale rivelerà la sua doppia vita. Lui le dice che non è geloso, cerca di capire come si sente Laura quando si trova in quelle situazioni, ne parlano per ore, sviscerano l'argomento. Lei crede di aver trovato una persona speciale. Il loro rapporto si fa sempre più solido, così come il suo secondo lavoro: i clienti aumentano e capita spesso che la chiamino anche in presenza di Benjamin. Con il trascorrere dei mesi lui sembra cambiare idea. La gelosia lo fa impazzire, tanto che la segue dopo essere stata con Joe. 

Anche la storia con Benjamin finisce. Lui non sopporta di condividerla con altri, lei spiega che è solo una questione fisica, la vera Laura è quella che abbraccia Benjamin, che fa l'amore e che va a cena con lui. Ma per Benjamin è una situazione che non riesce a gestire. E dopo averla insultata la lascia. In fondo anche lui non era il principe azzurro che Laura sognava: trentenne disoccupato che non cercava un lavoro. 
Laura si trova di nuovo sola. La sua unica ancora di salvezza per racimolare soldi e poter continuare a pagare la retta universitaria e raggiungere il suo obiettivo, fare la traduttrice e l'interprete, è chiamare Joe, incontrarsi di nuovo, promettendo a se stessa che è l'ultima volta.
Sarà proprio quest'ultima volta a segnarla nel profondo, a lasciarle una ferita che difficilmente riuscirà a sanare tanto che decide di lasciare la città in cui si trova e si trasferisce a Parigi. Offre cento euro ad una ragazza con la promessa di firmarle le presenze, fa le valigie e prende il treno. 

A Parigi la situazione, almeno inizialmente, non sarà migliore. Trova una sistemazione di fortuna da una ragazza conosciuta in chat (anche lei costretta a prostituirsi così come la sua coinquilina), ma Laura stringe i denti, tiene duro e cerca di trovare un lavoro in qualche bar, ristorante o negozio. Niente. Gira a vuoto il quartiere e le zone circostanti, lasciando il curriculum. Nessuno la chiamerà.
Il destino le farà conoscere il proprietario di un ristorante che l'assumerà come cameriera. Intanto continuerà a studiare e gli esami andranno sempre meglio. Non vedrà più Joe. 

Student Services è una denuncia allo Stato francese, alle sue contraddizioni, agli eccessi, al disinteresse, alla mancanza di certezze, alla situazione nella quale sono costretti a vivere i giovani come Laura. E' un film molto attuale anche per lo Stato italiano, se si pensa che la disoccupazione giovanile toccava, agli inizi del 2011, il 30% e questo dato non è migliorato nel corso dei mesi. Inoltre la possibilità, per un giovane studente di trovare lavori part-time è pressoché nulla. Vengono offerti stage, a volte anche full-time, non retribuiti, contratti a 400 euro nette al mese per otto ore al giorno oppure lavori in nero sottopagati. 
Il risultato è un coro di voci, quelle dei giovani italiani o francesi che siano, che si innalza dai banchi dell'università, dalle biblioteche, dai banconi dei bar dietro i quali fanno caffè per trecento euro al mese, che non viene ascoltata, che non riceve risposta. Ci si scontra con un silenzio asfittico e ottuso che porta perdita di fiducia, alla rabbia e a gesti estremi, come possono essere stati quelli di Laura. Un silenzio che deprime ma non scoraggia, l'alternativa c'è e forse resta quella di prendere un treno, un aereo, cambiare città, cambiare nazione. Andare in un luogo dove c'è spazio per il dialogo, per la creatività, per la speranza.

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