Per Ricominciare. Racconti, libri, viaggi.



Ho lasciato Roma, il cuore della mia vita negli ultimi sette anni. Tutto quello che è accaduto ha gravitato attorno a questa città che resterà mia per un tempo indefinito. Non l'ho lasciata per sempre (come potrei vivere altrimenti?) però si è aperta una parentesi che non mi consentiva più di stare in quel posto. Una scelta necessaria, mi piace dire così quando qualcuno della calda e accogliente e verde Umbria mi chiede di spiegare il motivo. E quindi sempre rispondo una scelta necessaria. Non credo che riescano a comprendere fino in fondo ma poco importa. Credo che l'urgenza stia, più che altro, nel trovare un equilibrio mio, che mi appartenga fino in fondo e nel quale possa ritrovarmi, in ogni momento, in ogni istante. 

Quindi. Senza internet per circa... una settimana? (sì, giorno più o giorno meno direi proprio una settimana) è stata dura anzi durissima. Fortuna che almeno non mi è stato sottratto il pc sul quale ho potuto continuare a scrivere. Ma internet, è stato impossibile vivere senza. Dipendenza? Non direi, più che altro una specie di bisogno continuo di attingere alle notizie, di leggere le fonti, di chiarire dei dubbi che nascevano in seguito alle letture. Di capire. Di conoscere. E' una scoperta continua, come mio figlio quando gli mostro un gioco nuovo o un libro o qualsiasi altra cosa che non abbia mai visto. Ecco il web è questo, per me.

Detto questo. Mi ha lasciata di stucco leggere la riflessione di Roberto Napoletano sul domenicale del Sole24ore. Ha parlato della sofferenza di Parma, del calo della produzione industriale nel settore edilizio ma non solo, anche quello alimentare risente di una forte crisi che si tocca, in modo capillare, la città, la provincia e forse anche l'intera regione. Napoletano ha riportato l'attenzione sulle conseguenze di una crisi nazionale che sta mettendo in ginocchio zone d'Italia impensabili (come appunto Parma). Ho vissuto e studiato a Parma e quelle parole non possono che scuotermi. L'ho sempre vista come l'isola felice, un rifugio dal pessimismo e dalla crisi, un posto, per dirla in altre parole, dove le cose funzionavano. Forse non sarà più così. Con tempra e determinazione ce la potremo fare, Napoletano conclude il suo pensiero. E mi si stringe il cuore perché credo che non siano più sufficienti per far girare, nuovamente, la ruota. Ci vuole qualcosa in più, uno slancio che prenda avvio dalla politica, un'attenzione maggiore alle leggi e alla cultura, a ciò che può risollevare il nostro Paese e le singole regioni. 

Sempre all'interno del domenicale del 7 luglio, leggo, con grande sorpresa e forte ammirazione, dell'opera prima di Teju Cole, Città aperta (Einaudi). Per chi legge abitualmente Juxtapoz oppure per chi ama e si interessa di cultura africana il nome di questo critico, artista, scrittore e persona di grande cultura, è noto e anche molto apprezzato. Nel suo libro si intrecciano le esperienze artistiche e culturali newyorkesi, la terra d'origine, l'Africa, le emozioni vissute in seguito all'11 settembre, lo smarrimento dell'uomo moderno o, per meglio dire, postmoderno. Autobiografia e narrazione si fondono e ricreano quel tessuto letterario colorato, vivace, multietnico, così reale da sembrare surreale, visto con gli occhi di chi New York la vive ogni giorno. Anche indirettamente.

E poi. Una segnalazione. Canale 50: @laeffetv- Ogni pomeriggio intorno alle 15.00 ci sono I racconti dalle città di mare, un programma molto interessante se amate viaggiare. Ieri si parlava di Valencia, città che ho amato per la vita notturna, i suoi sapori, il mare, la cultura di certi quartieri, la storia, la rivincita che si sta prendendo nei confronti di Barcellona e Madrid.

E un video, per ricominciare.


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