Parlami, dimmi qualcosa di Manlio Cancogni


Si paga a caro prezzo un'anima moderna 
(E.Montale)


Dell'autore, Manlio Cancogni, sappiamo tanto e sappiamo, al tempo stesso, poco in quanto negli ultimi anni non ha trovato spazio sugli scaffali delle librerie tanto meno tra la grande distribuzione. Forse qualche libraio indipendente potrebbe smentirmi (e ne sarei felice) ma dubito che un suo libro sia apparso prima della ristampa di uno dei romanzi più amati dall'autore. Parlami, dimmi qualcosa (Elliot, 2010) trova una collocazione temporale presente (la prima edizione è del 1962 e, successivamente, viene ristampato negli anni settanta) grazie ad una nota dell'autore chiarendo così alcuni passaggi che, altrimenti, potrebbe risultare anacronistici come il tono reazionario a proposito dei giovani dell'epoca (il periodo storico è quello dell'avanguardia e della contestazione). Tralasciando questi particolari, a cui ogni lettore potrebbe abituarsi da subito leggendo il libro stesso, vorrei spostare l'attenzione sulla storia raccontata e sulla forza narrativa di Cancogni.

Devo ammettere che ho avuto parecchie riserve sull'onestà e sulla bontà d'animo dell'io narrante. Uno scrittore in cerca di ispirazione, un marito svogliato, un padre assente, un amante a tratti passionale, geloso, stanco, di nuovo svogliato e in continua ricerca di ispirazione. Più facile fare avere l'amante che concentrarsi sulle dinamiche famigliari, ascoltare la moglie e farsi ascoltare, cercare la sua attenzione e donargliela, a sua volta. Le loro parole si frangono ora nel silenzio della casa a Ripa (località di campagna odiata dal narratore ma nella quale è costretto, in seguito a vari lutti, a vivere con la moglie e le bambine) ora tra i doveri coniugali che limitano la felicità e il bisogno di amore

Eppure se spoglio il narratore da tutto ciò che lo circonda, vedo un'anima moderna, quell'anima di cui parlava Montale, quell'anima che si paga a caro prezzo. Se spoglio il narratore vedo un uomo solo, disorientato, sperduto. Straniero in ogni luogo. E questo è il motivo per cui  nemmeno il soggiorno a Parigi con l'amante giovane e spensierata riuscirà a donargli quella pace e quella serenità, quel senso di appartenenza che va continuamente cercando. Quello del narratore è un vagare senza meta, illudendosi di trovarla. L'illusione non fa che alimentare l'incomunicabilità tra lui e il mondo, tra lui e Sara, la moglie. Il loro è un amore impossibile, che manca di qualcosa, un amore che tende all'infelicità. Oltre l'infelicità non c'è che l'esilio.

Alla fine resta solo una domanda, una richiesta, l'urlo di un uomo che ha paura della solitudine: Parlami, dimmi qualcosa...

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