...E noi uomini non eravamo infelici


"E' così grande la vita. Un attimo fa mi sembrava che quanto ho fatto fosse previsto da diecimila anni, poi ho creduto che il mondo si aprisse in due parti, che tutto diventasse di un colore più puro, e noi uomini non eravamo infelici". Quanta immensità è contenuta in queste parole. Come sono state scelte e con quanta cura sono state selezionate da Roberto Arlt è un mistero che difficilmente riuscirò a scoprire. 

Pozzanghere e sole a spruzzi. Sono giornate che non si svelano, che lasciano a noi il piacere di essere scoperte. E io le scopro tristi e rabbuiate, chiuse in loro stesse, nel grigiore di un tempo pallido. Se non mi aggrappo a qualcosa rischio di perdere l'equilibrio. Quel ronzio nella testa. Voglio circondarmi di cose solo mie, dei racconti di Sepùlveda, delle poesie di Garcia Lorca, dello scaldotto che mi ha regalato mamma quando ho lasciato casa, del taccuino comprato a Parigi, della penna, del mio cuscino morbido. Voglio circondarmi di persone solo mie, mio figlio, mio marito. Un famiglia dentro una casa. La tv accesa e la tavola apparecchiata. Cose rassicuranti, cose che nessuno può togliermi, cose che non fanno male.

Da un post di Noemi Cuffia, meglio conosciuta come tazzina di caffé, ho ripensato alla maternità, a quei nove  mesi che, come dicevo ieri commentando il suo post, sono lunghi ma anche corti e le ultime settimane sono scandite da monitor e battiti cardiaci. Ero solita fare colazione ascoltando musica, una playlist che mi ha fatto mio marito e che mi rispecchia molto (poi un giorno la condivo con voi, per adesso me la coccolo ancora un po'). Ascoltavamo musica, io e Luca. E sono state le colazioni più belle della mia vita. Visto che non sono una da uncinetto e ricette della nonna, mi sono messa a scrivere recuperando il tempo perduto dal momento che nei mesi precedenti lavoravo dall'altra parte di Roma e, fatta eccezione per il giornale nel quale scrivevo, non mi restavano energie sufficienti per scrivere qualcosa che fosse davvero mio. 

Il blog è nato così. Per avere una cosa mia. Per coltivare una cosa mia. E' cresciuto con Luca, tuttora sta crescendo con lui, gli stessi progressi, la stessa velocità di apprendimento, le stesse potenzialità. Certe cose si danno per scontate e invece non lo sono. Lo si capisce quando ci si guarda dall'esterno, come fossimo spettatori delle nostre vite. 

In questi giorni mi sto guardando dall'esterno notando, con grande stupore, con grande meraviglia e anche con tanto dolore, che non c'è niente di scontato. Quello che ho dato per scontato è, per molti, sinonimo di fatica, preoccupazione, pianto, dolore. E quindi non farò più quest'errore, niente sarà più dato per scontato, al contrario. Curerò e starò ben attenta a preservare ciò che mi circonda. Le cose solo mie, le persone solo mie. Soprattutto le persone.

L'ho già detto qualche giorno fa, è un periodo di mutamenti, di progetti, di cose da archiviare, di altre da imballare. E' un periodo che non conosce tregua ma è la stessa situazione a piacermi, a vedermi felicemente calata nella parte che amo di più cioè cambiare. Vivere.

4 commenti:

  1. Tutto è mutevole e precario, e la vita è composta da tanti attimi. Ogni singolo attimo è la vita.
    Poi, va da se che all'atto pratico non è un concetto così semplice da applicare, specie quando il turbine degli eventi in cui si è coinvolti è tanto impetuoso.

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  2. Hai detto bene, all'atto pratico il concetto non è così semplice da applicare. Ma proviamoci :)
    Grazie del tuo passaggio!

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  3. Bellissimo post, le "cose solo mie" è un concetto che capisco più che bene.
    Un grossissimo abbraccio!

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