Corsi e Rincorsi Dossier 4° parte: L'anarchismo di André Breton e gli anni del Secondo Manifesto Surrealista


Nel Dossier n.3 accenno allo spirito che spinge André Breton a scrivere il Primo Manifesto del Surrealismo nel 1924. Partendo dalle stesse istanze vorrei approfondire, avvalendomi di studi accademici, carteggi e recenti saggi sull'argomento, i sentimenti che stanno alla base della personalità surrealista di André Breton (e dei suoi più stretti seguaci) e i presupposti sui quali poggia il Secondo Manifesto del Surrealismo.

André Breton sviluppa un'inclinazione alla vendetta antiborghese, frutto di riflessioni avvenute nel secondo Ottocento, che giustifica un comportamento reazionario e conflittuale verso il sistema nel quale vive. Questo atteggiamento lo porta a stringere amicizie, più o meno durature, con artisti, poeti e letterati dell'epoca tra i quali, vorrei ricordare, anche l'italiano Soffici. Breton scrive a Soffici una prima lettera, nel gennaio del 1922, a monte della quale vi è la corrispondenza, iniziata nell'agosto del 1919, tra lo stesso Soffici e Soupault in cui l'artista francese accompagna una cartolina ad alcuni numeri de Littérature, in cui Breton aveva pubblicato le Lettres de guerre di Vaché, prova che Breton e Soffici abbracciano la stessa idea di letteratura. Nonostante ciò, nel corso del tempo, Soffici si distanzia dal surrealismo di Breton per condividere appieno quello dell'amico Apollinaire.

Il carattere sovversivo di André Breton ben presto si delinea come vero rivoluzionario così come rivoluzionaria è la poesia, e l'arte in generale, tanto decantata nelle sue opere così come nella riviste letterarie. Nel 1924 André Breton fonda la rivista Révolutione Surréaliste in cui viene gridato a gran voce il legame innato tra poesia e rivoluzione: 

"La rivoluzione salverà la poesia messa in pericolo dalla società capitalistica"

Alcuni anni dopo, tra il 1930 e il 1933, il binomio rivoluzione-poesia verrà ribadito e riaffermato nella rivista Surréalisme au service de la Révolution.

Un fatto antecedente gli anni '30, determinante per l'evoluzione del Surrealismo e dei rapporto tra André Breton e alcuni suoi seguaci, è l'adesione al partito comunista. Nel 1928, Breton, assieme ai compagni Paul Eluard e Louis Aragon (fedeli seguaci fin dalla nascita del movimento surrealista), si iscrive al partito comunista principalmente perché sedotto dalle teorie di Marx e dalle riflessioni utopistiche di Rimbaud. L'esperienza all'interno del partito comunista provoca una lenta, ma inesorabile, frattura nel movimento surrealista: Eluard e Aragon lasciano Breton per seguire le teorie staliniane mentre Breton, invece, simpatizza per Trotzkij.

Se il Surrealismo è l'ideazione concreta dell'immaginazione, del desiderio, del puro automatismo, del sogno, della libertà di pensiero contro ogni pregiudizio sociale, lo stalinismo è la negazione di tutto ciò. Breton osserva la rivoluzione russa come il primo passo verso la creazione di un uomo nuovo e non come l'epilogo di un'epoca. Nonostante ciò, Breton riflette sui risvolti politici e sociali, nonché culturali, dello stalinismo. Ne Qu’est-ce que le surréalisme, Breton scrive: 

"S’intende che per noi surrealisti gli interessi del pensiero non possono cessare di procedere di pari passo con gli interessi della classe operaia. E che ogni minaccia alle libertà, ogni ostacolo all’emancipazione della classe operaia e a maggior ragione ogni attacco a mano armata contro di essa è sentito da noi come un tentativo di avvelenamento del pensiero.

Nonostante gli sforzi compiuti da Breton per superare le contraddizioni di una posizione che si sgretola, giorno dopo giorno, a causa delle sue stesse affermazioni che mal celano un'attrazione per l'anarchismo, la frattura, anticipata e agognata, porta ad occupare posizioni politiche (e quindi culturali) opposte: da un lato Breton dall'altro Eluard e Aragon.

In questi anni di forti contrasti politici e culturali all'interno del movimento surrealista, Breton redige il Secondo Manifesto Surrealista nel 1929

"Tutto induce a credere che esiste un punto dello spirito da cui la vita e la morte, il reale e l'immaginario, il passato e il futuro, il comunicabile e l'incomunicabile, l'alto e il basso, cessano di essere percepiti come contraddizioni. Ora, invano si cercherebbe nell'attività surrealista un altro movente che la speranza di determinare questo punto".

Nel cammino che porta alla ricerca, anche a costo di contraddirsi ulteriormente, dell'autonomia creativa ed espressiva, Breton lega, indissolubilmente, il movimento surrealista all'azione e alla presa di posizione dapprima contro la guerra coloniale francese in Marocco e dopo contro Franco nella guerra civile spagnola. 


Bibliografia:

Carteggio di Giuseppe Prezzolini - Ardengo Soffici, M. Richter (a cura di) Edizioni di Storia e Letteratura 1977
Storia dell'Anarchismo. J. Préposiet, Dedalo Edizioni, 2005
La Poésie moderne et le sacré, Gallimard, 1945
Per conoscere Breton e il surrealismo, I.Margoni (a cura di), Mondadori, 1976
Antologia del surrealismo, M.Nadeau, Antologia del surrealismo, Macchia, 1948
Documents, G. Bataille, Bari, Dedalo Libri, 1974


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