L'Emmaus di Baricco: dalla critica spietata alla critica ragionata

Letto con molto ritardo, recensito con altrettanto ritardo, Emmaus di Baricco è un libro che mi ha fatto riflettere, come tutti i romanzi scritti da lui. Stroncato, anche troppo in maniera fuorviante e decisamente oltraggiosa, da Massimiliano Parente, che scrisse una dura recensione sul quotidiano Il Giornale, in parte apprezzato ma ugualmente colpevolizzato  da Andrea Scanzi per lo stile impeccabile che sembrerebbe nascondere una mancanza di contenuti, in una recensione apparsa su La Stampa poco dopo l'uscita del libro.

Ovviamente non rientro nel gineceo (usando le parole di Scanzi) che esalta lo scrittore, applaude e si prostra a lui come fosse una divinità, tuttavia trovo questo libro tanto profondo quanto Castelli di Rabbia, Oceano mare e Novecento (lo so che affermando questo si accaniranno la maggior parte dei lettori che, invece, hanno asserito il contrario). La forza del romanzo è data proprio dal fatto evangelico dal quale prende spunto anche per il titolo stesso: l'incontro tra due uomini, sulla via per Emmaus, con un terzo uomo, il Messia, ma loro se ne accorgeranno quando sarà troppo tardi. 

Quanto volte ci è capitato di essere ciechi? Non capiamo proprio perché non vediamo e questo ci disorienta, ci mette con le spalle al muro. Il risultato è che siamo persi e non sappiamo più cosa fare. E' quello che accade ai protagonisti di questo romanzo. Ognuno è cieco di fronte a un determinato episodio della sua vita, un episodio che cela il dolore più profondo, i segreti mai svelati, le cose taciute, l'incomprensibile, l'inafferrabile. Ma anche la gioia e l'amicizia.

Luca, Bobby, il Santo e il protagonista (colui che narra la vicenda). Quattro ragazzi che appartengono alla borghesia, cresciuti secondo regole di vita ferree e precetti religiosi che, data la loro giovane età, non comprendono fino in fondo, precetti che seguono come automi senza capirli. Ne parlano, ci ragionano, discutono, si infervorano, ma non risolvono i dubbi che agitano le loro anime. Dubbi che crescono insieme a loro, prendendo pieghe diverse così come differenti sono le situazione nelle quali vivono i ragazzi: famiglie dove il dialogo sembra, almeno apparentemente, inesistente, famiglie che nascondono segreti, che parlano dietro muri freddi e sconosciuti, che non si conoscono tra loro e che, forse, non sanno molto dei loro figli, se non quello che hanno voluto inculcargli a qualsiasi costo.

Lo sguardo dei quattro protagonisti è attirato da Andre, giovane, bella, dai capelli lunghi e scompigliati. Una ragazza che fa venire il capogiro, piace a tutti, padri e figli. Sembra sicura di sé, i suoi movimenti sono controllati, lo sguardo proiettato al futuro, eppure tanta sicurezza ostentata cela una un dramma familiare che coinvolgerà emotivamente i quattro ragazzi, tanto da spingerli a parlare con la madre per "salvarla".
Ma i ragazzi sono ciechi, non riescono a salvare se stessi e non riusciranno neppure a farlo con Andre che, al contrario, risulta essere quella forte anche di fronte a situazioni particolari che la vita le metterà di fronte.

Il destino di Luca, Bobby, il Santo e quello del protagonista, è segnato da incertezze, dubbi ma soprattutto profonde delusioni e una sfiducia tale da non riuscire a reggere il confronto con la vita.
Emmaus è un libro profondo, che prende spunto dalla vita di ognuno di noi, un romanzo nel quale ci si ritrova e forse, per questo, la storia potrebbe spaventare.

2 commenti:

  1. Lo sto leggendo in questo momento, al momento condivido le tue riflessione... IppoKiro

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  2. Allora attendo di sapere, quando lo avrai finito, cosa ne pensi!

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